RICOSTRUZIONE SENO

articolo scritto dal Prof. Mario Dini e aggiornato in data 01/03/2020

La ricostruzione mammaria è un intervento di chirurgia plastica che consente di ripristinare forme compromesse o perdute in seguito ad interventi chirurgici demolitivi (tumorectomia, quadrantectomia e mastectomia per tumore della mammella), traumatismi o malformazioni congenite. Le tecniche maggiormente utilizzate sono quelle che prevedono l’utilizzo di protesi mammarie definitive o di espansori temporanei o permanenti, e quelle basate sul trasferimento di tessuto autologo (cioè prelevato dalla stessa paziente) peduncolato o rivascolarizzato microchirurgicamente nell’area ricevente (ricostruzione con lembo miocutaneo di latissimus dorsi, con il muscolo retto dell’addome o con lembo libero TRAM, DIEP, ecc.). Recentemente sono state introdotte nuove metodiche meno invasive che prevedono l’utilizzo di grasso proveniente dalla stessa paziente (lipofilling) al fine di ridare vigore ai tessuti compromessi dalla mastectomia e dalla radioterapia e consentire, in un secondo momento, l’inserimento di protesi od espansori. La fase ricostruttiva può essere eseguita contemporaneamente alla fase demolitiva (ricostruzione immediata), o iniziata 6-12 mesi dopo l’intervento demolitivo (ricostruzione differita).
La ricostruzione differita è consigliata qualora la paziente debba sottoporsi ad alte dosi di radioterapia o non vi sia l’indicazione tecnica per una ricostruzione immediata. Per raggiungere il risultato definitivo, però, occorrono più interventi chirurgici e talvolta è necessario intervenire anche sulla mammella sana controlaterale al fine di ripristinare l’asimmetria mammaria compromessa.

UN PO' DI STORIA

La ricostruzione mammaria con protesi venne descritta per la prima volta da Guthrie nel 1971, ma non ebbe grande successo a causa delle discrete complicazioni insorte, probabilmente, per aver posizionato l’impianto nel sottocutaneo. Nel 1981 Gruber dimostrò l’importanza di posizionare la protesi al di sotto del muscolo pettorale. In tal modo l’incidenza della retrazione capsulare si abbassò drasticamente (30%) , fino ad assestarsi su livelli molto bassi in seguito all’introduzione, avvenuta negli anni ’90, delle protesi ad espansione testurizzate. La ricostruzione mammaria con lembo miocutaneo latissimus dorsi, ottenuta mediante il trasferimento di una porzione del muscolo gran dorsale, fu proposta nel 1896 da Tansini e ridescritta da Olivari nel 1976. Negli anni ’70 diventò il metodo principale per la ricostruzione della mammella in pazienti che avevano subito una mastectomia radicale; spesso, però, a causa della limitata disponibilità di tessuto muscolare e cutaneo del lembo, era necessario l'uso di una protesi, da inserirsi sotto il lembo, al fine di ottenere un volume soddisfacente della mammella ricostruita. Per questo motivo, negli anni seguenti si preferì utilizzare il lembo TRAM come procedura chirurgica standard per la ricostruzione della mammella. Questa tecnica, che utilizza un lembo miocutaneo del retto dell’addome (TRAM) fu introdotta per la prima volta da Hartampf nel 1982 e perfezionata da Scheflan e Dinner nel 1983. Successivamente furono sperimentate altre tecniche chirurgiche, tuttora in uso, che utilizzano un lembo libero di retto addominale (FREE TRAM FLAP), o un lembo dermocutaneo irrorato tramite i vasi perforanti profondi provenienti dall’arteria e dalla vena epigastrica inferiore (DIEP) o i vasi superficiali dell’arteria epigastrica inferiore sottostanti la regione cutanea (SIEA) o i vasi dell’arteria glutea superiore (S-GAP), o un lembo muscolocutaneo prelevato dal muscolo gracile della coscia (TUG). Per la ricostruzione del complesso areola-capezzolo esistono numerose tecniche chirurgiche, risalenti agli anni ’70 e ’80, che utilizzano una parte del capezzolo e dell’areola controlaterali, o lembi locali o innesti compositi prelevati da altre regioni corporee. Spesso però si preferisce ricorrere alla metodica non chirurgica del tatuaggio, introdotta da Kesselring nel 1975 e da Becker nel 1986.

Ricostruzione del Seno

Il Prof. Mario Dini descrive ad una paziente le indicazioni, le tecniche chirurgiche e il decorso di un intervento di ricostruzione mammaria. Guarda il video!

RICOSTRUZIONE SENO

Prima di procedere all'intervento di ricostruzione mammaria è necessario sottoporsi ad un’accurata visita durante la quale il chirurgo (qualora non fosse già intervenuto in sede di pianificazione dell’intervento di tumorectomia, quadrantectomia o mastectomia), esaminerà la forma e il volume della mammella da operare e di quella controlaterale, la qualità e le caratteristiche dei muscoli e dei tessuti mammari (cutanei, sottocutanei e ghiandolari) nonché le caratteristiche del tessuto da cui ricavare un lembo in caso di ricostruzione con tessuto autologo, allo scopo di individuare la tecnica chirurgica e/o il tipo di impianto (protesi o espansori) che consentano di ricostruire la mammella compromessa e di conferirle un aspetto più naturale possibile. Durante la visita il chirurgo valuterà il vostro stato di salute attuale e pregresso in modo da escludere la presenza di complicazioni (pressione alta, diabete, problemi di cicatrizzazione o di coagulazione) che potrebbero influire sul risultato finale dell’intervento, e vi illustrerà il tipo di impianto o di lembo più indicato per il vostro caso, i rischi e le complicanze associate alle diverse tecniche chirurgiche, nonché i tempi e il numero di interventi necessari al raggiungimento di un buon risultato estetico che possa dirsi definitivo. Vi saranno infine fornite istruzioni precise sull’alimentazione da seguire prima e dopo l’intervento, e sulla possibilità di assumere farmaci, alcool e sigarette.

TECNICHE PER LA RICOSTRUZIONE MAMMARIA

Esistono numerose tecniche per la ricostruzione mammaria. Le tecniche chirurgiche più usate nelle pazienti mastectomizzate sono:

  • ricostruzione mediante l'uso di espansori e protesi
  • ricostruzione con lembo miocutaneo di latissimus dorsi ricostruzione mammaria con il muscolo retto dell'addome, TRAM, che può essere peduncolato o libero (microchirurgico)
  • ricostruzione con lembo libero DIEP ricostruzione con lembo libero SIEA 
  • ricostruzione con lembo libero S-GAP ricostruzione con lembo libero TUG


La scelta della tecnica chirurgica avviene in base alle caratteristiche fisiche della paziente e all’entità dell’intervento demolitivo eseguito o da eseguire.

L’ultima fase della ricostruzione mammaria prevede la ricostruzione del complesso areola-capezzolo. Questa fase segue solitamente di qualche mese gli altri interventi e viene effettuata in regime di day hospital e in anestesia locale.

Le tecniche utilizzate per la ricostruzione del capezzolo sono:

  • utilizzazione del capezzolo controlaterale
  • utilizzazione di lembi locali
  • innesti compositi (piccole labbra vulvari, lobolo auricolare, polpastrello)

Le tecniche usate per la ricostruzione dell’areola sono:

  • utilizzazione dell’areola controlaterale
  • utilizzazione di cute prelevata da altre regioni corporee (grandi labbra, regione retrauricolare, palpebre superiori, porzione mediale del solco gluteo, regione supero-interna della coscia) tatuaggio

RICOSTRUZIONE SENO CON IMPIANTO DI ESPANSORI E PROTESI

Questa tecnica ricostruttiva prevede generalmente due distinte fasi chirurgiche.

La prima fase consiste nell’inserimento al di sotto del muscolo grande pettorale di un espansore tissutale (temporaneo o permanente) allo scopo di aumentare il volume dei tessuti soprastanti fino al raggiungimento dell’espansione desiderata.

L’espansore viene solitamente impiantato durante il primo intervento chirurgico al termine della fase demolitiva, e viene parzialmente riempito con soluzione fisiologica in modo da conferire alla regione mammaria un discreto volume già dal risveglio del primo intervento.

Nella seconda fase, che segue la prima di alcuni mesi, l’ espansore viene sostituito con una protesi mammaria definitiva. L’intervento prevede qualche giorno di ricovero e consente di tornare alla propria attività lavorativa, purché poco impegnativa, già dalla settimana successiva.

Generalmente, per ottener un buon risultato estetico è sufficiente il solo posizionamento di una protesi mammaria di forma e dimensioni adeguate, ma talvolta può essere necessario un piccolo ritocco della mammella controlaterale al fine di ottenere un risultato di simmetria ottimale.

Questa tecnica chirurgica non è consigliata in pazienti che necessitano di radioterapia per l’alta percentuale di contrattura capsulare che si verifica a seguito di trattamenti radioterapici.

In questi casi è preferibile l’utilizzo di una tecnica chirurgica ricostruttiva con tessuto autologo sia peduncolato che microchirurgico.

La scelta dell’impianto (protesi o espansore) da utilizzare nella fase ricostruttiva è fortemente condizionata dall’entità dell’intervento demolitvo subito dalla paziente, dagli esiti o dalla necessità di un successivo trattamento radioterapico, dalle caratteristiche fisiche e dai desideri della paziente.

E’ compito del chirurgo plastico scegliere un tipo di impianto che sia adatto alle caratteristiche dei tessuti e alla conformazione fisica della paziente e che consenta di ottenere una mammella più possibile simile a quella compromessa.

Attualmente esistono in commercio diverse tipologie di espansori e protesi che si differenziano per forma, superficie e contenuto.

Impianti per la Ricostruzione del Seno

ESPANSORI

Gli espansori tissutali sono impianti temporanei costituiti da un involucro espandibile di silicone che racchiude una camera vuota che viene riempita, tramite una valvola, di soluzione fisiologica.

La superficie degli espansori è generalmente testurizzata. La testurizzazione della superficie ha lo scopo di ridurre la reazione capsulare periprotesica e consente inoltre una più rapida adesione al tessuto circostante, impedendo la sua dislocazione.

La forma è a goccia (o anatomica), sia ad alto che a basso profilo e la scelta fra questi impianti, che modificano la proiezione del seno ricostruito, è rimessa alla sensibilità e all'esperienza del chirurgo, tenuto conto anche delle preferenze della paziente.

Da diversi anni le industrie commercializzano espansori a permanenza (definiti anche protesi ad espansione o protesi di Becker) che vengono lasciati definitivamente in loco al raggiungimento dell’espansione desiderata, al fine di evitare l’intervento di sostituzione con la protesi definitiva.

Tali impianti contengono una doppia camera: la camera esterna contiene gel di silicone inespandibile, mentre la camera interna, gonfiabile con soluzione fisiologica, consente di espandere gradualmente la protesi fino al volume desiderato.

Una volta terminata l’operazione di riempimento, la valvola esterna può essere rimossa e l’espansore viene convertito in protesi definitiva.

Nel caso di espansori temporanei, invece, l'impianto deve essere rimosso dopo circa sei mesi dall'ultimo riempimento al fine di posizionare la protesi definitiva. Tale periodo di attesa è necessario affinché i tessuti non ritornino alle dimensioni originali.

Da diversi anni le industrie commercializzano espansori a permanenza (definiti anche protesi ad espansione o protesi di Becker) che vengono lasciati definitivamente in loco al raggiungimento dell’espansione desiderata, al fine di evitare un secondo intervento per sostituirli con la protesi definitiva.

Tali impianti contengono una doppia camera: la camera esterna contiene gel di silicone inespandibile, mentre la camera interna, gonfiabile con soluzione fisiologica, consente di espandere gradualmente la protesi fino al volume desiderato. Una volta terminata l’operazione di riempimento, la valvola esterna può essere rimossa e l’espansore viene convertito in protesi definitiva.

Nel caso di espansori temporanei, invece, l'impianto deve essere rimosso dopo circa sei mesi dall'ultimo riempimento al fine di posizionare la protesi definitiva. Tale periodo di attesa è necessario affinché i tessuti non ritornino alle dimensioni originali.

PROTESI

Le protesi possono avere forma rotonda o con profilo anatomico (a goccia). Alcune protesi, inoltre, offrono diversi gradi di proiezione (basso, medio e alto) a seconda del grado di proiezione che la paziente intende ottenere.

Protesi Anatomica - Seno
Protesi anatomiche
Protesi Rotonde - Seno
Protesi rotonde

Esternamente, le protesi mammarie possono avere una superficie liscia o rugosa (protesi lisce o testurizzate). Le protesi a superficie liscia hanno un involucro leggermente più morbido e poco percepibile al tatto anche quando vengono posizionate sotto la ghiandola mammaria.

Protesi Liscia-Testurizzata - Seno
Protesi lisce e testurizzate

Le protesi testurizzate sono invece un po’ più rigide al tatto, ma vengono preferite da molti chirurghi in quanto vanno incontro a minore “rigetto” (contrattura capsulare). Le protesi utilizzate nella chirurgia plastica ed estetica sono costituite da un involucro esterno di silicone e da un contenuto interno che può essere di gel di silicone o di soluzione fisiologica.

Il gel di silicone è un materiale altamente coesivo e uniforme che pur avendo la morbidezza e la consistenza propria del tessuto mammario, agisce come una sostanza solida permettendo di evitare, in caso di rottura accidentale dell’impianto, la migrazione e la dispersione del suo contenuto all’interno della regione mammaria.

Protesi Anatomica Rotonda - Seno
Protesi con gel coesivo
e soluzione fisiologica

Le protesi con gel di silicone sono disponibili in tre diversi gradi di coesività (morbido, leggermente denso e molto denso) al fine di garantire il massimo livello di resistenza, sicurezza e confort.

Le migliori protesi mammarie sono prodotte da due aziende americane: Mentor, Allergan (ex Mc Ghan) e Silimed e sono le uniche utilizzate nell’ambito della nostra attività chirurgica.

LEMBO MIOCUTANEO DI LATISSIMUS DORSI

La ricostruzione mediante lembo di gran dorsale è indicata in pazienti che hanno esiti di radioterapia a livello del torace, o che devono effettuare la ricostruzione del pilastro ascellare anteriore o che non possono sottoporsi a ricostruzione attraverso l'uso del lembo TRAM (pazienti obese, o con un'età maggiore di 65 anni, o che hanno subito un precedente intervento di addominoplastica o una precedente ricostruzione con lembo TRAM, o con pregresse cicatrici addominali).

Il chirurgo plastico può optare per questa tecnica chirurgica nel caso di pazienti che hanno una piccola mammella da ricostruire e che richiedono una ridotta quantità di tessuto per un'adeguata ricostruzione.

In questi casi, benché una ricostruzione tramite lembo TRAM non sia controindicata, il chirurgo può preferire il lembo di gran dorsale, per la semplicità, il minor tempo operatorio e le minori complicanze a livello del sito donatore.

Qualora il lembo di gran dorsale non sia sufficiente a ricostruire la mammella compromessa, il chirurgo può prelevare, oltre al muscolo, anche uno strato di tessuto adiposo (lembo di latissimus dorsi esteso), oppure optare per l’inserimento di una protesi.

LEMBO PEDUNCOLATO MIOCUTANEO DEL RETTO DELL'ADDOME (TRAM)

Il lembo peduncolato miocutaneo del retto dell'addome (TRAM: transvers rectus abdominus myocutaneous flap) è stato uno dei primi metodi di ricostruzione con l'utilizzo di tessuto autologo.

Questo tipo di lembo viene ricavato mediante dissezione di cute, tessuto adiposo sottocutaneo e muscolo retto addominale e viene trasportato attraverso un tunnel sottocutaneo nella regione toracica per ricreare la forma e il volume originari della mammella.

Questa tecnica chirurgica non è indicata per pazienti magre che possiedono una quantità limitata di tessuto addominale da poter trasferire o per pazienti precedentemente sottoposte ad interventi chirurgici in cui sono state sezionate le arterie toraciche interne o i vasi epigastrici superiori o le perforanti arteriose nel lembo.

Inoltre, non è consigliata in caso di pazienti diabetiche, fumatrici ed obese perché, avendo una circolazione compromessa, presentano lembi della parete addominale poco vascolarizzati.

ricostruzione-seno - Mastoplastica
ricostruzione-seno-2- Mastoplastica
Ricostruzione-seno-3 - Mastoplastica
Ricostruzione-seno-4 - Mastoplastica

LEMBO LIBERO DI RETTO DELL'ADDOME (FREE TRAM FLAP)

Questa metodica consiste nel trasferimento di un lembo libero TRAM (che include una piccola porzione di muscolo retto e il peduncolo vascolare costituito dall'arteria epigastrica inferiore profonda), dalla regione addominale alla regione mammaria mediante una rivascolarizzazione microchirurgica.

Non è indicata per pazienti fumatrici, obese, diabetiche o per pazienti precedentemente sottoposte ad interventi chirurgici in cui siano state sezionate le arterie toraciche interne o i vasi epigastrici superiori o le perforanti arteriose nel lembo.

Questa tecnica ha lo svantaggio di comportare la perdita del muscolo retto e un indebolimento della parete addominale con conseguente rischio di ernie addominali.

RICOSTRUZIONE CON LEMBO LIBERO DIEP

La ricostruzione mammaria mediante tecnica DIEP (deep inferior epigastric perforator) rappresenta una delle metodiche più recenti di ricostruzione con tessuto autologo.

Questa tecnica consiste nel prelevare dall'addome la cute, il sottocute, il tessuto adiposo ed i vasi sanguigni, risparmiando il muscolo retto dell'addome, senza quindi determinare un indebolimento della funzione muscolare e contenitiva della parete addominale come invece accade con il lembo TRAM.

Questa tecnica chirurgica non è indicata per pazienti diabetiche, fumatrici o con patologie vascolari a causa delle piccole dimensioni dei vasi utilizzati per nutrire il lembo.

RICOSTRUZIONE MEDIANTE LEMBO SIEA

La ricostruzione mammaria con lembo SIEA (superficial inferior epigastric artery and vein) è simile alla precedente da cui si differenzia per il fatto che l'irrorazione arteriosa ed il deflusso venoso del lembo SIEA avvengono mediante i vasi superficiali dell'arteria epigastrica inferiore sottostanti la superficie cutanea.

RICOSTRUZIONE CON LEMBO S-GAP

La ricostruzione con lembo S-GAP (superior gluteal artery perforator flaps) è una tecnica molto utile per la ricostruzione post-mastectomia, soprattutto nei casi in cui è necessario procedere ad una ricostruzione bilaterale delle mammelle.

Questa metodica consiste nel trasferimento di un lembo prelevato dalla regione glutea superiore e consente di ottenere un peduncolo vascolare molto più lungo rispetto a quello ricavabile con l'inclusione del muscolo nel lembo, permettendo al chirurgo, nella fase microchirurgica, un'anastomosi più agevole ed evitando innesti di vena.

La ricostruzione con lembo S-GAP è indicata nei casi di mancanza di sufficiente tessuto addominale per cause naturali (pazienti magre) o iatrogene (pregressa addominoplastica). Essa tuttavia è scarsamente praticata perché tecnicamente molto complessa.

La dissezione del lembo SIEA non intacca né il muscolo retto né la fascia muscolare , ma richiede una maggiore abilità chirurgica, in quanto il peduncolo vascolare isolato sarà costituito da vasi di calibro inferiore a quelli isolati nel lembo DIEP.

Questa tecnica ha un’applicazione limitata poiché spesso il peduncolo vascolare del lembo SIEA è di scarsa qualità e non permette una corretta sutura microchirurgica.

RICOSTRUZIONE CON LEMBO TUG

Il lembo TUG (transverse upper gracilis) è un lembo libero muscolocutaneo ricavato dal muscolo gracile della coscia. Il peduncolo vascolare di questo lembo è costituito dal ramo ascendente dell'arteria femorale profonda e dalla vena corrispondente.

La ricostruzione con lembo TUG è indicata per pazienti che hanno avuto in precedenza un intervento di addominoplastica o che, essendo state sottoposte ad altre procedure interessanti la parete addominale, si vedano preclusa la possibilità di utilizzo di questi tessuti per la creazione di lembi TRAM da trasportare nella sede della mastectomia.

Essa è inoltre indicata per pazienti molto magre o sportive che non presentano abbastanza grasso sottocutaneo addominale per essere candidate ad un SIEA o un DIEP.

Infine, questa tecnica è spesso preferita dalle pazienti che rifiutino cicatrici a livello addominale, della schiena o dei glutei o che vogliano, contestualmente all'intervento di ricostruzione mammaria, eseguire anche un lifting delle cosce. Questa metodica non è invece consigliata nelle ricostruzioni di mammelle larghe e cadenti, a causa delle piccole dimensioni del lembo utilizzabile.

RICOSTRUZIONE DEL COMPLESSO AREOLA-CAPEZZOLO

La ricostruzione dell’areola e del capezzolo è una fase essenziale della ricostruzione mammaria perché serve a conferire alla mammella operata un aspetto naturale e a minimizzare un’eventuale asimmetria mammaria. Deve essere eseguita non prima di 3 mesi dalla ricostruzione della mammella, indipendentemente dalla metodica chirurgica utilizzata.

La scelta della tecnica dipende da diversi fattori tra cui la posizione del rilievo mammario ricostruito, il colore e le caratteristiche della cute areolare e la proiezione e dimensione del capezzolo.

Le tecniche di ricostruzione del capezzolo utilizzano o una parte del capezzolo controlaterale o innesti compositi (piccole labbra vulvari, lobolo auricolare, polpastrello) o lembi locali.

Le tecniche di ricostruzione dell’areola prevedono l’utilizzazione dell’areola controlaterale o di cute prelevata da altre regioni corporee (grandi labbra, regione retrauricolare, palpebre superiori, porzione mediale del solco gluteo, regione supero-interna della coscia) o il tatuaggio.

Quest’ultima metodica è spesso preferita perché di semplice esecuzione. Il tatuaggio viene eseguito in regime ambulatoriale e richiede diverse sedute. Presenta una tendenza alla perdita di colore e può richiedere successivi ritocchi dovuti all’assorbimento dei pigmenti da parte dell’epidermide. Talvolta può essere necessario tatuare anche l’areola controlaterale per ottenere un colore più omogeneo.

ANESTESIA

L’intervento di ricostruzione mammaria viene eseguito in anestesia generale e richiede alcune notti di ricovero. Al termine dell’intervento vengono applicati dei drenaggi in aspirazione.

Prima dell’intervento l’anestesista eseguirà un’accurata visita pre-operatoria e prescriverà un elenco di esami tra cui:

  • Elettrocardiogramma
  • Emocromo 
  • PT, PTT, fibrinogeno 
  • Elettroliti 
  • Glicemia, azotemia, creatinemia 
  • Sierologia (virus epatite B, C e HIV) 
  • Visita senologica con ecografia mammaria e/o mammografia 
  • RX torace 
  • Ecografia addominale 
  • Ecocolordoppler arti inferiori 
  • Ecocolordoppler peduncoli vascolari 
  • TC total body

POST-OPERATORIO: CONVALESCENZA DOPO LA RICOSTRUZIONE DEL SENO

La complessità e la durata dell’intervento di ricostruzione mammaria dipende ovviamente dalla tecnica chirurgica prescelta.

Il periodo di ricovero può variare da 4 a 7-10 giorni ed è strettamente correlato alle condizioni di salute della paziente e al tempo di permanenza dei drenaggi.

La ricostruzione mammaria con protesi prevede dei tempi di recupero più brevi rispetto alla ricostruzione con tessuto autologo, ma necessita generalmente di una pluralità di procedure (posizionamento dell’espansore, riempimento dell’espansore e sostituzione con la protesi definitiva).

Durante la fase di riempimento dell’espansore mammario, che viene effettuata 1-2 volte a settimana fino al raggiungimento del volume desiderato, la paziente può mantenere le sue normali abitudini di vita.

Dal terzo giorno successivo all'intervento di sostituzione dell’espansore con la protesi definitiva la paziente può tornare a svolgere una vita normale evitando l’esposizione al sole o a temperature eccessive (sauna e bagno turco) e lo svolgimento di attività faticose.

Dopo 4-5 giorni si può riprendere la propria attività lavorativa se non eccessivamente faticosa. A tre settimane dall’intervento chirurgico si può tornare a svolgere progressivamente tutte le normali attività compresa quella sportiva.

In caso di ricostruzione mammaria con tessuto autologo la paziente può tornare a svolgere una vita normale, purché non troppo impegnativa, dopo circa 2 settimane dalla sua dimissione.

RICOSTRUZIONE DEL SENO: PREZZI

Non è veramente possibile quantificare in maniera corretta e precisa, senza fare una visita della paziente, il costo complessivo di una ricostruzione mammaria.
Nella ricostruzione mammaria post tumore mammario sono Infatti necessari spesso più interventi chirurgici, per completare l'iter ricostruttivo. Per dare un'idea di quelli che possono essere i costi di una ricostruzione mammaria si può pensare ad un range prezzo compreso fra gli 8.000 € e 30.000 €. 
Questo dato però è veramente indicativo per comprendere un po' tutte le categorie e le problematiche ricostruttive nel tumore della mammella.

FAQ RICOSTRUZIONE DEL SENO

D. Come si fa a richiedere il finanziamento dell'intervento chirurgico di ricostruzione del seno?

R. E' possibile richiedere il pagamento a rate dell'intervento di ricostruzione del seno, chiedendo al proprio chirurgo estetico quali sono le modalità di finanziamento della chirurgia estetica nei casi in cui non si abbia l'immediata disponibilità economica per pagare un intervento.

D. Devo prestare il mio consenso all'intervento chirurgico di ricostruzione del seno

R. Sì, prima di sottoporsi all'intervento, il paziente deve rilasciare il proprio consenso informato all’intervento chirurgico.

D. Nei casi di mastectomia, la ricostruzione può essere immediata?

R. Nei centri più moderni e attrezzati la ricostruzione mammaria viene cominciata o completata soprattutto durante l'intervento di mastectomia. Non sempre però cominciare l'intervento nello stesso momento della mastectomia porta ad un risultato ricostruttivo migliore rispetto alla ricostruzione differita. Infatti, il vantaggio della ricostruzione mammaria immediata è più pratico e psicologico che estetico. Numerosi lavori scientifici, nonché la mia lunga esperienza professionale nel settore, confermano che la ricostruzione differita, quindi fatta con calma a qualche mese di distanza dalla mastectomia, determina esteticamente un risultato più soddisfacente.

Contenuti originali Chirurgia Plastica Estetica a cura del Prof Mario Dini

Articolo scritto dal Professor Mario Dini medico chirurgo Laureato all'Università degli Studi di Firenze e specializzato in Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica presso l'Università degli Studi di Catania. Abilitato alla professione medica sia in Italia che negli U.S.A. e in Canada (Usmle). Già Primario del Reparto Universitario-Ospedaliero di Chirurgia Plastica del Centro Traumatologico Ortopedico (CTO) dell'Azienda Ospedaliera di Careggi e Professore Associato della Cattedra di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica dell'Università degli Studi di Firenze. Mario Dini ha partecipato a tirocini e aggiornamenti presso la Thomas Jefferson University di Philadelphia, l'Università di Porto Alegre in Brasile e l'Università di Parigi. Il Prof. Mario Dini ha all'attivo oltre 12000 interventi chirurgici e autore di oltre 160 pubblicazioni.